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Qui vedete lo straordinario effetto prospettico della volta dipinta che finge un soffitto piano con travature e modiglioni.
Lo stesso particolare viene proposto a destra così come appare osservandolo ponendosi perpendicolarmente allo stemma retta dai putti.

Cenni biografici.

Andrea Pozzo era nato a Trento nel 1642 e, dopo un breve tirocinio presso un mediocre pittore locale, si era trasferito in Lombardia, al seguito di un non identificato pittore comasco. A ventitré anni, nel 1665, era entrato a far parte, come fratello coadiutore, dell'ordine dei Gesuiti di Milano, presso la chiesa di San Fedele. Qui continuò la sua attività di pittore, spostandosi successivamente a Genova, dove dipinse quattro pale d'altare, per tornare poi a Milano ad occuparsi dell'allestimento di apparati architettonici per feste religiose, come le Quarant'ore, ed eseguire una serie di quadri che gli erano stati commissionati e di cui non resta ora alcuna traccia. Certo è che i suoi lavori gli avevano procurato già una certa notorietà allorquando venne richiesta la sua opera dai padri di Mondovì per rimediare ad alcune incertezze architettoniche della locale chiesa Gesuita. Tali incertezze erano ritenute così gravi da indurre i padri al proposito di demolire la chiesa e ricostruirla secondo un progetto differente. Il Pozzo allora chiese che lo lasciassero fare e dipinse, una finta cupola, nonché una serie di elementi architettonici a completamento dell'architettura reale, un po' carente, guadagnandosi la gratitudine eterna dell'architetto maldestro che era stato la causa di tutto. Dotò poi l'abside di un affresco raffigurante S. Francesco Saverio battezzatore.
Questo suo lavoro destò nell'ambiente gesuita un grande interesse, tanto che il Pozzo venne immediatamente invitato a Torino per decorare la volta della chiesa dei Santi Martiri, di cui ora rimane ben poco. Intorno al 1679 ritorna a Milano per un breve periodo durante il quale si vuole che abbia, se non realizzato interamente, almeno ideato e parzialmente dipinto gli affreschi del San Bartolomeo a Modena che interessano la decorazione dell'intero soffitto. Il non eccezionale esito di quest'opera, in cui compare anche una finta cupola dipinta su tela, viene imputato in larga misura alla scadente qualità degli aiuti che male avrebbero interpretato i disegni del Pozzo.
Giungiamo così al 1681, anno in cui Andrea, secondo la testimonianza del Baldinucci, viene chiamato a Roma dal Padre Generale Oliva, che meditava di affidargli vari lavori, tra cui la decorazione del corridoio della Casa Professa, lasciata incompleta dal Borgognone. Purtroppo lo stesso Padre Oliva venne a mancare poco dopo l'arrivo di Andrea a Roma e i suoi piani sembrarono sfumare, non essendo gli altri Padri a conoscenza dei motivi per cui il pittore era stato convocato, tanto che l'artista finì con l'essere impiegato in lavori molto più umili, che egli accettò con cristiano spirito di sacrificio.
Ma il talento del Pozzo riuscì ad emergere in occasione della preparazione di una 'macchina' per la festa delle Quarant'ore, che il nostro allestì con modestissima spesa e stupefacenti risultati, tanto da indurre il successore di Oliva, Padre Carlo di Noyelles, ad affidargli la sistemazione del corridoio in questione. Da questo momento in poi l'attività del Pozzo fu intensissima, vogliamo ricordare solo un paio di esempi: la volta della Chiesa di S. Ignazio a Roma (e la finta cupola), e la volta della chiesa dell'Università a Vienna. Morì proprio a Vienna, pare per indigestione di poponi di cui andava ghiottissimo, nel 1709.

La sua opera pittorica è importante quanto quella di divulgatore teorico della pittura e della prospettiva avendo egli realizzato un trattato, in due volumi, di straordinaria importanza: Il PERSPECTIVA PICTORUM ET ARCHITECTORUM (1693-1698) tradotto praticamente in tutte le lingue conosciute all'epoca, persino in cinese!

Andrea Pozzo

La Casa Professa del Gesù a Roma (1680 ca)

Per conoscere la storia di questo straordinario corridoio affrescato cliccare qui


 

Un recente restauro ha sorprendentemente riportato alla luce questi due splendidi angeli anamorfici che, in epoca successiva all'affresco del Pozzo, erano stati  coperti da una finta tenda, come potete vedere dalla foto a sinistra che mostra lo stato dell'affresco prima del 1990, mentre a destra e in basso si vede come si presenta ora il medesimo settore.

Gli angeli riscoperti visti in una ripresa frontale  e in una ripresa effettuata dal punto di vista corretto.

Due riprese del plastico da me realizzato in scala 1:10 nel 1986, riproducente una metà del corridoio. All'epoca il restauro non era stato effettuato e quindi compare ancora il disegno della finta tenda.

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