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LEON BATTISTA ALBERTI, DE PICTURA
Opera compilata nel 1435 in latino, tradotta in volgare nel 1436 con il titolo
DELLA PITTURA, pubblicata a stampa per la prima volta in Basilea nel 1540.

Come già detto nelle definizioni, il termine anamorfosi compare solo nel '600, ma i riferimenti al fenomeno delle aberrazioni prospettiche si ritrovano andando anche molto più indietro nel tempo. Tralasciando i riferimenti latini di cui ci parla Baltrusaitis iniziamo a scorgere delle indicazioni precise già nel 1400, quando la scienza prospettica trova le sue prime applicazioni geometricamente corrette a partire dalle famose 'tavolette' di Filippo Brunelleschi, passando per la 'Trinità' di Masaccio a S.Maria Novella in Firenze per arrivare alle rigorose rappresentazioni di Paolo Uccello e Piero della Francesca.

1400

Nel paragrafo 17 del Libro Primo della versione tradotta in volgare dallo stesso Alberti, vi è un passo in cui Corrado Verga rileva la possibilità che venga descritto il fenomeno dell'anamorfosi come aberrazione prospettica. Se l'interpretazione del passo fosse esatta si tratterebbe in senso assoluto della prima esposizione scritta del 'rischio' anamorfotico. Nel seguito del trattato non si accennerà più a queste alterazioni, il che è perfettamente logico in quanto il testo mirava all'esaltazione dell'arte pittorica come imitazione della natura da realizzarsi attraverso la conoscenza scientifica delle leggi naturali; d'altra parte proprio il timore di far incorrere i propri lettori in 'eccessi' prospettici spingeva l'Alberti a parlarne, anche se solo per un breve, distaccato accenno.

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