top of page

Siamo di fronte ad una trattazione rigorosamente scientifica: dalla definizione del punto di fuga, chiamato punctum concursus, alla rappresentazione su superfici inclinate, alla ricerca delle ombre e perfino alla risoluzione delle esigenze prospettiche legate alla scenografia teatrale. In particolare per noi riveste un grosso interesse il terzo libro in cui l'autore si impegna nella definizione dell'immagine prospettica su sezioni generiche, spingendosi nel campo delle anamorfosi coniche e piramidali che nel '600 imperverseranno nei vari cabinets francesi e nelle wunderkammern tedesche.

Si tratta di uno scritto a carattere manualistico, esposto in maniera semplice e chiara nonché rigorosamente esatta. Si articola in due libri: nel primo vengono illustrati i procedimenti della 'costruzione legittima' brunelleschiana e della 'costruzione con punti della distanza', aumentando gradatamente la complessità delle tavole fino a giungere alla rappresentazione anamorfotica. Nel secondo libro invece si affronta il tema delle ombre e quello dei riflessi negli specchi piani.
L'anamorfosi viene trattata a partire dal cap. 26 del Libro Primo, intitolato:"Per mettere una superficie piana in raccorciamento in un modo straordinario". E' questo il primissimo caso in cui l'anamorfosi viene spiegata in termini chiari e corretti.

In questo trattato, sorprendentemente, per ottenere l'anamorfosi si riprende lo schema di allungamento dell'immagine già esposto da Egnatio Danti nel trattato del Vignola, con l'aggravante che nel frattempo c'era stata la pubblicazione del trattato di Salomon de Caus i cui metodi vengono ignorati dal Marolois.

 

E' oggetto di scarsa considerazione da parte degli addetti ai lavori, ma a noi interessa in quanto mette in evidenza un uso finora ignorato dell'anamorfosi. L'argomento è trattato nell'ultimo capitolo della Prima Parte sotto il titolo:"Dimostrazione di effetto quanto strano, tanto dilettoso e ingegnoso di prospettiva". La novità consiste nello scoprire che l'anamorfosi veniva utilizzata per trasmettere "...il ritratto delle più care persone, e la pianta, e disegno delle più gelose piazze, fortezze de gl'altrui stati, o de' proprij, senza sospetto..." Tale uso doveva essere frequente se l'Accolti specifica:"Cosa alcuna volta stata eseguita, mentre da Noi si fece assistenza alcun tempo in Francia, & in Italia, al servizio di Segretario dell'Eccellentissimo Sig. Principe D.Giovanni de Medici di Gloriosa Memoria, con non discaro servizio di quel Re, e del mio Principe".

L'importanza del trattato del Vaulezard risiede soprattutto nella costruzione delle anamorfosi catottriche di cui è il primo a precisare geometricamente il procedimento.

Il trattato sottolinea l'instaurarsi di una consuetudine secondo la quale l'anamorfosi riuscirà a ritagliarsi quasi sempre un suo spazio anche all'interno di trattazioni scientifiche di carattere enciclopedico. Un aspetto curioso è rappresentato dalla particolare simbologia adottata dal matematico per sveltire la trattazione.

Il trattato del Niceron richiederebbe una analisi molto approfondita, rimando il lettore al Quarto capitolo della mia tesi di laurea in cui troverà molte indicazioni utili.
Nel Primo Libro della Prospettiva curiosa (pagg. ll-49), diviso in quindici proposizioni e numerosi corollari, sono esposti i principi della prospettiva verificati con l'esempio dei cinque corpi regolari (cubo, tetraedro, ottaedro, dodecaedro, icosaedro ) e qualche altro. Si parte dalla proiezione di un punto sul piano prospettico, nella prima proposizione, per giungere, attraverso la prospettiva del cubo (propp. VII, X), della piramide o tetraedro(prop.VIII), dell'ottaedro ( prop.IX), del dodecaedro (prop.XI) e dell' icosaedro (prop.XII), a quella di corpi irregolari o regolari composti (propp. XIII, XIV) e di un cubo bucato, cioè composto di travicelli a sezione quadrata.
Nel Secondo Libro (pagg. 50-73) "sono esposti i modi di costruire una gran quantità di figure appartenenti alla visione diretta, le quali, fuori dal loro punto sembreranno deformi e insensate, e viste dal loro punto appariranno ben proporzionate"
Si comincia con l'anamorfosi di una sedia (prop. I) per poi esporre un metodo generale per ottenere immagini deformate (prop. II); quindi si passa alla rappresentazione prospettica all'interno o all'esterno di un cono (propp .III-VI), utilizzando due metodi differenti, e di una piramide (prop.VII).
Il Terzo Libro (pagg.74-99) si occupa delle anamorfosi catottriche partendo da immagini da vedere utilizzando specchi piani (prop. I) per interessare gli specchi cilindrici (propp. III,IV) e quelli conici (prop.V).
Infine il Quarto Libro (pagg. 100-114), composto di cinque proposizioni, e interessante il campo della Diottrica, in cui vengono date istruzioni per tagliare e levigare vetri e cristalli e vengono spiegati vari metodi per ottenere immagini composte da parti singole di altre immagini usando particolari lenti sfaccettate.
cliccare sul titolo per visionare il secondo e il terzo libro del trattato

Athanasius Kircher (1602-1680), uno scienziato dagli innumerevoli interessi, autore di numerosi e ponderosi trattati sui più disparati argomenti, si occupa di prospettiva e di anamorfosi nell'Ars Magna lucis et umbrae del 1646, riprendendo in pratica gli schemi del Niceron ma inserendo tutta la trattazione in una particolare atmosfera a causa della commistione di scienza e magia, di naturale e soprannaturale di cui è intrisa l'intera sua produzione letteraria e scientifica. Nel trattato in questione egli si dichiara inventore di uno strumento, definito 'mesoptico' e che in effetti deriva dal solito apparecchio del Dürer anche se i suoi usi si moltiplicano comprendendo, tra l'altro, anche la capacità di deformare anamorfoticamente le immagini.

Lo scritto è imperniato in prevalenza sulla costruzione degli gnomoni, ma nel Libro Terzo, intitolato "Catoptrice horaria sive orographiae gnomonicae", alla proposizione LXXVII si espone il metodo seguito dal Maignan per realizzare l'affresco anamorfico di Trinità dei Monti, oggi ancora visibile. Dice l'autore, parlando del processo deformativo anamorfico:"...tale deformazione si fonda soprattutto su quella forma del procedimento artistico che teoricamente è il più possibile conforme alla natura della visione effettuata da lontano e obliquamente, come dimostrano sia l'esperienza che la ragione".
 

L'allievo del Kircher, Gaspard Schott (1608-1666), riprende le teorie del maestro mantenendo, anzi accentuando, il carattere fantastico della sua trattazione. E' estremamente indicativo in questo senso il titolo stesso del suo trattato legato all'anamorfosi, in cui compare per la prima volta il termine 'anamorfosi' sotto la denominazione di 'Magia Anamorphotica', cui è dedicato un intero libro del trattato. Da notare che l'anamorfosi è l'unico aspetto della prospettiva considerato in questo scritto. Lo Schott ricalca più o meno fedelmente quanto aveva scritto Athanasius Kircher sull'argomento, preoccupandosi però di attribuire al vero inventore lo strumento dureriano e dedicando un lungo paragrafo alla descrizione del procedimento esecutivo dell'affresco di Emanuel Maignan a Trinità dei Monti (cfr.par.IV.2.), ricopiandola in pratica quasi parola per parola, da
quella data dall'autore stesso nella sua Perspectiva horaria (1648).

Il trattato del Pozzo rappresenta il punto d'arrivo della trattatistica prospettica, tutto quello che può essere utile ad un pittore o a un architetto in materia di prospettiva è qui esemplificato in disegni chiari corredati da un testo che è stato tradotto in numerosissime lingue, perfino in cinese. Fondamentale la sua descrizione del metodo per trasferire i disegni su superfici curve e la sua perorazione in favore dell'utilizzo di un unico punto di vista anche nel caso in cui si debba rappresentare una architettura illusoria su una vastissima superficie.

GUIDUBALDO DEL MONTE, PERSPECTIVAE LIBRI SEX
pubblicato a Pesaro nel 1600

SALOMON DE CAUS, LA PERSPECTIVE AVEC LA RAISON DES OMBRES ET MIROIRS
pubblicato a Londra nel 1612

SAMUEL MAROLOIS, OPERA MATHEMATICA, 1614

I.-L. VAULEZARD, PERSPECTIVE CYLINDRIQUE ET CONIQUE, 1630

PIERRE HERIGON, CURSUS MATHEMATICUS, 1637

JEAN FRANCOIS NICERON, LA PERSPECTIVE CURIEUSE, 1638

JEAN DU BREUIL, LA PERSPECTIVE PRATIQUE, 1642

ATHANASIUS KIRCHER, ARS MAGNA LUCIS ET UMBRAE, 1646

EMANUEL MAIGNAN, PERSPECTIVA HORARIA, 1648

GASPARD SCHOTT, MAGIA UNIVERSALIS NATURAE ET ARTIS, 1657-59

ANDREA POZZO, PERSPECTIVA PICTORUM ET ARCHITECTORUM, 1693-98

PIETRO ACCOLTI, LO INGANNO DELLI OCCHI, Firenze 1625

Il primo grande divulgatore gesuita di anamorfosi è Jean Du Breuil (1602-1670), il cui trattato, La Perspective pratique segue a breve distanza quello del Niceron, almeno per quanto riguarda la prima parte, edita a Parigi nel 1642; l'anamorfosi però viene trattata solo nella terza parte, la cui edizione, sempre parigina, risale al 1649.
Tale trattato, pubblicato la prima volta senza che ne fosse specificato l'autore, è stato al centro della disputa sorta tra Girard Désargues e gli accademici francesi (cfr. par. III.3.1.1.); infatti il Du Breuil nel suo scritto si attribuiva, in verità piuttosto ingenuamente, la paternità del già citato 'portello' dureriano (cfr. introduzione al III cap.) e esponeva procedimenti prospettici ideati da altri interpretandoli male e compiendo degli errori che il Désargues manifestò pubblicamente e che furono parzialmente corretti nella edizione successiva del trattato, datata 1651. Il testo del Du Breuil appare interessante soprattutto per la gran quantità di illustrazioni e di giochi prospettici che propone; in particolare molto ricca di spunti appare la parte dedicata alla catottrica.

Il XVII secolo si apre con la pubblicazione di un trattato di grande valore scientifico, il "Perspectivae Libri Sex" di Guidubaldo del Monte, per merito del quale la prospettiva si scuote decisamente di dosso tutte le incertezze e le inesattezze che in misura più o meno evidente avevano pesato sulla trattatistica precedente, assumendo finalmente i connotati scientifici che fin dal primo momento si era inteso darle. Per tutto il Seicento la prospettiva, e accanto ad essa l'anamorfosi, saranno oggetto di sempre più numerose trattazioni, quasi sempre per mano di matematici e geometri ormai impadronitisi della materia in maniera pressocché definitiva.

1600
bottom of page